giovedì 13 agosto 2009

cose trovate


Carver e Tatsumi vengono tirati in ballo spesso quando si cercano pietre di paragone per il mio lavoro, e a volte la cosa mi provoca ansia, soprattutto rispetto a Carver che è uno scrittore di tale levatura e così noto che il pubblico in genere lo cita a sproposito come emblema di una particolare forma di scrittura. Come, per esempio, se qualcosa è un po' bizzarro, è kafkiano. Per arrivare al punto in cui, se una cosa è un po' inconcludente, è alla Carver. Per me è motivo di frustrazione e lo era soprattutto all'inizio, quando nel mio lavoro procedevo a tentoni, al buio, senza sapere cosa stessi facendo e me ne vergognavo nel momento stesso in cui veniva pubblicato. Poi alcuni giornalisti lo paragonarono a Raymond Carver e feci incubi tremendi in cui i fan di Carver commentavano il mio lavoro: «Mio Dio, cosa gli salta in testa!»

[L'esperienza di leggere un fumetto non può limitarsi al tempo che richiede voltare la pagina, Intervista a Adrian Tomine, in The Believer, ottobre 2007]

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